E’ così difficile parlare in maniera unitaria e uniforme della nostra città, così complessa, contraddittoria e polimorfa, che non possiamo ogni volta che ne percorriamo gli interstizi, che ne abitiamo una nicchia o un selvatico inaspettato giardino di periferia, che rifarci al poeta che maggiormente l’ha percorsa nelle sue pieghe, raccontandone i disastri e le meraviglie.
Questa condizione così senza radici, così d’attesa, oggi Pasolini non la troverebbe nei meridionali avanzati o nei romani regrediti, non la troverebbe nemmeno probabilmente solo in una morale pagana, la troverebbe in una eterogeneità linguistica e culturale, di odori, di suoni, di preghiere difficile da decifrare e da definire.
Che relazione ha con Roma e la sua eternità un posto come Tor Bella Monaca? Cosa esce in quel laboratorio sociale a cielo aperto che è Torpignattara per i suoi giovani, per chi ci vive stordito, spaventato disgustato, innamorato?
Roma è fatta di tante nicchie poco comunicanti tra loro e da molto inascoltate.
Come associazione Asinitas dal 2005 creiamo contesti di formazione e cura con persone straniere, donne, neo-madri, giovani richiedenti asilo, rifugiati, abbiamo sempre creduto che se esiste un’ intercultura questa non è in alcun modo “usi e costumi dei popoli” non è turismo a casa nostra, ma l’aprire spazi di ascolto di vita, affinché una pluralità di voci possa coesistere e costruire, modellare, un immaginario comune, raccontando, ciò che siamo qui e adesso, insieme, con il nostro diverso passato e le nostre simili speranze per il futuro, perché poche cose rendono definibili le differenze, poche cose profilano le singolarità, come incontrarci e riconoscerci in ciò che ci accomuna.
Il progetto Storie della città di Dio, realizzato con il sostegno della Regione Lazio-LazioCrea, in collaborazione con l’associazione 21 Luglio, investito da questa pandemia, va ancora una volta e nonostante le attuali complessità in questa direzione, attraverso la narrazione, il laboratorio espressivo e il teatro ad aprire spazi di incontro/racconto attraverso la parola, il fare, il gesto teatrale, cercando di riavvicinare i corpi e le storie in questo momento di distanziamento sociale ed isolamento emotivo, perché possano, come sempre, essere specchio per riconoscersi, differenziarsi, tessere legami.