ASINITAS Onlus is a not-for-profit organization founded in 2005. It is active in the field of education and social work. Its mission is to promote the care, education, training, sheltering and testimony of Italian and foreign adults and minors.

La storia di Munjana

M. e’ al nono mese di gravidanza quando comincia a perdere sangue e ad avere forti dolori alla pancia. Il marito la accompagna subito all’ospedale ma non può entrare. Sono le 17:00 e dopo poco gli consegnano la borsa e il telefono di M. dicendogli che è risultata positiva al covid 19 e che lui deve correre a casa e fare il tampone il prima possibile perché sia lui che gli altri due figli potrebbero essere positivi.

Nel frattempo M. è messa in isolamento e la sera stessa la fanno partorire con taglio cesareo. Nasce F. una bambina bella e sana ma M. non riesce né a vederla né a toccarla. Nonostante sia novembre e le linee guida dell’ISS e dell’OMS raccomandino di non separare più le mamme covid positive dai neonati come si faceva all’inizio della pandemia, M. e F. non si sfioreranno né vedranno per 21 giorni. Il giorno dopo la mamma verrà trasferita in un ospedale covid dall’altra parte della città mentre la piccola F. resterà al nido dell’ospedale senza contatto né latte materno.

Se il marito non fosse tornato il giorno stesso all’ospedale e non avesse insistito per farle avere il cellulare, M. sarebbe rimasta in quarantena lontana dalla sua bambina senza alcuna possibilità di comunicare né con suo marito né con l’ospedale dove é sua figlia. All’ospedale covid divide la stanza con altre tre mamme positive come lei ma loro sono state più fortunate: hanno partorito in quello stesso ospedale e resteranno separate dai loro piccoli ‘solo’ tre giorni poi saranno dimesse e finiranno la quarantena a casa insieme ai loro bambini. M. invece non parla bene italiano, non capisce tutto quello che le dicono né riesce a dire tutto quello che vorrebbe dire. In più anche il marito é risultato positivo quindi non può riconoscere la bambina e portarla via dall’ospedale. Sono giorni di paura e di tristezza in cui M. cerca disperatamente di mettersi in contatto con il primo ospedale per avere notizie della sua bambina. Al telefono piange, sconsolata: vuole vederla, sapere come sta, avere sue notizie. Alla fine la nostra rete di cura  si attiva e riesce a farle arrivare almeno una foto della piccola. M., quel giorno, riesce a dormire per la prima volta. A distanza di tempo, tiene ancora quella foto come sfondo del suo cellulare.

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