ASINITAS Onlus is a not-for-profit organization founded in 2005. It is active in the field of education and social work. Its mission is to promote the care, education, training, sheltering and testimony of Italian and foreign adults and minors.

Tor Bella Monaca è un posto tranquillo

Sono del Marocco, di Casablanca, sono venuta in Italia a 25 anni. La mia è una grande famiglia di 12 persone. Mia madre è una sarta lavora a casa. Mio padre lavora in fabbrica. Siamo 8 femmine e 2 maschi, io sono la più piccola. Sono stata una ragazza scuola-casa. Noi non avevamo distrazioni, non parlavamo con i ragazzi, non uscivamo, se vogliamo farlo è di nascosto ai genitori. Ho studiato fino alla prima media poi ho imparato a cucire in un corso professionale e sono diventata sarta. C’era bisogno in famiglia di lavorare. Ho cominciato a lavorare a 18 anni in fabbrica ma sono tornata a casa piangendo. Era un posto terribile. Pensa adesso sono morte tante persone in quella fabbrica perché lavoravano in un seminterrato, con la pioggia è entrata l’acqua e sono annegati tutti.

Da noi la mano d’opera di sartoria costa pochissimo. Le grandi marche italiane vengono da noi e appaltano il lavoro per risparmiare. Arrivavo dalla fabbrica sconvolta, Mia madre un giorno mi ha detto: “Non ti preoccupare, resta a casa. Troviamo qualcosa di meglio.” Ha capito che era troppo duro per me. Lì lavorano come animali, tutti attaccati tra loro, senza luce, senza pause, una cosa terribile. Io ero abituata con la mia famiglia, tranquilla. Anche se siamo poveri, la fabbrica è stato uno shock per me. Mia madre mi ha capito.

Poi a 25 anni mi sono sposata la prima volta. Non lo conoscevo, lui si è presentato ai miei genitori. Loro l’hanno controllato e poi hanno acconsentito. Si erano presentati altri prima di lui, ma lui lavorava in Italia, sembrava più ricco e loro hanno detto di sì. Io piangevo. Lui mi aveva visto per strada mentre portavo il pane a cuocere al forno. Mia madre ha provato a dargli mia sorella più grande, ma lui ha insistito che voleva proprio me. Alla fine mi sono detta: “Vabbè, vado in Italia. Se resto ancora qui magari dopo viene uno peggio di lui.” Così lui viene a casa, parla con me piano piano, aveva 25 anni più di me. Non mi piaceva ma che devo fare, non potevo scegliere.

Comunque venire in Italia mi piaceva. Ci siamo sposati e poi dopo un anno sono venuta. Abitavamo vicino al mare era bello, ma mi sembrava tutto strano. Non parlavo la lingua, camminavo sempre sulla spiaggia da sola, non sapevo che fare. Abitavamo in una casa brutta. Lui lavorava come muratore, ma poi ha perso il lavoro e stava sempre dentro casa, disoccupato quasi sempre. Soldi non ce ne stavano. Io faccio anche il primo e il secondo bambino. Non capisco niente intorno a me: non vado a scuola, non parlo la lingua. Lui era molto geloso. per guadagnare qualcosa andavo a fare le pulizie. Una volta vado a lavorare grazie a una signora brava che mi aveva trovato lavoro in una pizzeria. Ero tutta contenta! Vado a lavorare e quando torno a casa lui mi picchia. Ha iniziato a picchiarmi sempre di più per la gelosia. Una volta mentre mi picchiava mio figlio, quello grande, si è messo sotto il tavolo e non piangeva più: rideva. E lì mi sono spaventata perché ho pensato che mio figlio stava diventando matto. Lui si spaventava tanto quando mio marito mi faceva così. Ma questa signora brava, guarda mi ha aiutato veramente.Llei mi diceva sempre: “Quando lui ti fa male, tu chiamami subito.” Una volta mi ha mandato la polizia a casa anche, perché io non so come fare a parlare. Lei mi ha tanto aiutato. La polizia mi ha detto: “Non uscire da casa, se c’è qualcosa chiama noi.” Noi eravamo con lo sfratto dalla casa popolare. Sono stata felice perché da lì ho potuto andare in casa famiglia con i bambini, questa signora mi ha aiutata. Poi da lì ho fatto il divorzio, tutto e lui se ne è andato. All’inizio lui non voleva lasciarmi. Certo, dove la trova una come me, sempre zitta? Noi non avevamo da mangiare, ma lui non voleva che io lavoravo. Mi picchiava e io zitta. Adesso mio figlio fa 18 anni, lui non ha mai mandato soldi, non ha mai visto i bambini dopo il divorzio. All’inizio non voleva lasciarmi andare, era matto. È andato anche a scuola a prendere i bambini, ma la polizia li ha riportati a casa. Poi lui li vedeva con l’assistente sociale, ma sempre di meno, finchè ha smesso.

Poi io sono partita, ho cambiato città, sono andata dal figlio di mia sorella ospite, lì stavo bene. C’era una signora che faceva la badante da una signora anziana brava. Potevo lasciare i bambini con lei e andare a lavorare. Anche io facevo la badante, pulizie tutto. Ma da me non potevo stare con i bambini allora li lasciavo a lei perché la sua anziana era più accogliente e gentile della mia. Poi ho trovato un altro uomo. Abitavo in questa casa grande del figlio di mia sorella. Lui aveva una stanza con noi: gli piacevo, mi aiutava con i bambini.  Noi ci siamo innamorati. Ci siamo sposati e abbiamo fatto altri due bambini. I miei figli grandi fanno le superiori, uno fa la terza media e uno il tecnico. Il pomeriggio vanno al don Bosco, loro studiano lì. In questa zona non li lascio andare. È una zona brutta, ci son molti che vendono la droga per strada. Io non li lascio uscire, c’è prostituzione, spaccio. Io non li lascio uscire qua. Da bambini li ho abituati in casa, da quando sono diventati grandi vanno solo al don Bosco. Qui tutti sono drogati, a volte li vedi, non stanno normali, ti dicono parolacce. Qualche volta, invece, anche quelli che vendono la droga sono bravi. Però tante volte ti parlano male, ti aggrediscono. Comunque qua ci sono anche tante famiglie brave, anche loro occupano. Ma nessuno di noi si trova fuori qui: entri, esci, i figli vanno a scuola, tornano, ti incontri ciao ciao e ognuno a casa sua. Le case popolari sono uguali dappertutto, sai. Anche in centro è così. C’è un po’ di tutto, gente brava e gente cattiva. Le case popolari sono uguali dappertutto, non è che stai tranquillo proprio. I ragazzi è meglio che non escono, io ho sempre paura, ma come fai? Mio figlio di 15 anni, al massimo va a giocare a pallone al parco con gli amici. Quello grande di 18 anni, sto tranquilla, non fuma, non fa niente, grazie a Dio. Ora farà uno stage di lavoro, ma lui vuole continuare a studiare perché è bravo. Io ho detto fai quello che vuoi ma non so come possiamo fare a pagargli gli studi. Intanto io devo fargli prendere la patente di guida. Appena arriva il reddito, lo faccio subito.

Il mio secondo marito lavora al mercato di frutta, lavora tanto. Ha il banco, ma non è suo. Poi è arrivato il corona e abbiamo perso il lavoro tutti e due. Io facevo le pulizie delle stanze in albergo. Uscivo alle 6 di mattina, prendevo 5 euro e 50 l’ora, dalle 9 alle 14. Ma ora è finita, anche il padrone mi ha detto: “non posso fare niente.” Ho preso la disoccupazione ma solo 3 mesi perché non era tanto che lavoravo con loro. Abbiamo preso un po’ di sussidio, ma poco anche quello. Lui, se qualche amico lo chiama, fa qualsiasi cosa: muratore, traslochi, qualsiasi cosa. E’ un problema grande una famiglia di 6 persone senza lavoro.

Devo cercare per fare le pulizie ma ora il bambino esce alle 14 ho poco tempo pure, più di mezza giornata non posso lavorare. Ho anche il lavoro di casa, siamo, in 6. Per fortuna c’è il reddito di cittadinanza altrimenti moriamo di fame. Abbiamo preso i pacchi alimentari qua sul quartiere, la frutta a Santa Rita. Qui poi non paghiamo ancora l’affitto, non abbiamo il contratto. Questa è una casa occupata, erano case dell’ATER. Adesso c’è la legge che devono farci un contratto, ma 600 euro non so come faremo a pagarli quando arriveranno. Siamo tanti qui, italiani, stranieri tutti brave persone, tutti in grande difficoltà. E’ arrivata prima una lettera per pagare una multa, poi un’altra lettera per regolarizzarci, stiamo aspettando. Comunque siamo fortunati in questa occupazione sono tutte brave persone.

Il problema è fuori, che ci sono gli spacciatori, la malavita. Anche se a noi ci riconoscono, non ci toccano, ma è sempre pericoloso. Prima avevamo occupato in un altro posto. Lì è un casino, ci sono persone cattive anche dentro le occupazioni, persone mafiose. Ti vendono le case occupate o te le affittano, poi perdi tutto e magari hai dato migliaia di euro, paghi perché non ti facciano del male, mica è legale. Però se non paghi ti minacciano, sono armati. Nella prima occupazione che ho fatto, la polizia stessa mi ha accompagnato in casa famiglia, mi ha detto: “Signora è troppo pericoloso stare qui sola con i bambini.”

Nessuno voleva affittare casa a mio marito che ha perso il lavoro, quindi siamo finiti in casa famiglia e poi in quest’altra occupazione, più tranquilla. Molte persone hanno perso il lavoro e la casa, certo, come paghi l’affitto con la cassa integrazione? Tutti hanno fatto domanda per il bonus affitto, nessuno lo ha avuto. Anche il bonus per le bollette, non è arrivato niente. Poi la cassa integrazione non arriva come lo stipendio tutti i mesi. Chi viveva già al limite, sai, con il corona è tornato indietro, dopo tanti anni di fatica… Però guarda io nel quartiere non sto male, c’è il parco vicino, non è male. La metropolitana è lontana però puoi prendere l’autobus. Quando lavoravo uscivo prima delle 6 di mattino, che devo fa, va bene. Mi piacerebbe lavorare a casa. Io posso fare oltre la sarta anche la tappezzeria. Una signora mi ha chiesto per la poltrona. In Italia non l’ho mai fatto, in Marocco si. Io so usare anche le macchine da cucire, tutto.

Io spero solo che nel futuro non manca mai qualcosa per i bambini. Qualche volta manca da mangiare quest’anno e io non so come faccio, è difficile. Mio marito ha anche il diabete forte, non può fare un lavoro duro. Una volta è caduto, abbiamo chiesto per l’invalidità ma ora col Covid è tutto fermo, aspettiamo la risposta dell’INPS. A me piace lavorare, posso fare tutti i lavori, anche le pulizie. Quando lavoro io mi sento bene, mi sento un po’ così, schiena dritta, vestirsi, uscire, non stare solo a casa, mi piace, è bello, un’altra vita.

Tornare in Marocco non si può, da noi è peggio. Se non c’è la casa in Marocco uno stipendio arriva al massimo a 500 euro, se sei fortunato. Non puoi pagare un affitto, l’affitto è molto caro e poi la sanità si paga, tante perone stanno male e non possono curarsi. La scuola invece è gratis, si può studiare. Anche una persona povera può diventare un dottore, ma con il resto come fai? Io ora purtroppo non posso lavorare, ho un bambino piccolo, ha 3 anni esce da scuola alle 14.00 ora. È difficile andare a lavorare col lavoro anche di casa, nessuno prende i bambini gratis. Io spero che trova mio marito il lavoro e poi mio figlio l’anno prossimo può fare il tempo pieno. Lui vorrebbe un altro figlio perché vuole una femmina, ma come facciamo. Ho perso un bambino spontaneamente l’anno scorso. Mi piacerebbe certo avere una bambina, ma come si fa, dimmi? Io lo farei per lui, perché lui è bravo con me. Io prima non pensavo di fare altri bambini, due bastano. Ero stanca ma dopo ho pensato per lui e sono venuti gli altri due. Ma ora le cose sono davvero troppo difficili. Lui voleva e così ho fatto, da noi non si pensa ai soldi, facciamo tanti bambini. Io se devo farne ancora, deve essere subito: ho 45 anni, la vita passa! Per me la gravidanza è sempre andata bene e ho fatto il parto cesareo. Però se viene un altro figlio io dopo dico: “Forse è meglio chiudere tutto.” Faccio chiudere dal dottore e via, dopo davvero, davvero basta.

Non posso tornare in Marocco, la mia famiglia lì non ha niente, dove vado. Per vivere mi piace qua, sono abituata a qua. All’inizio mi mancava troppo casa mia, ma ormai la vita mia è passata qua. Tor bella monaca è sempre più tranquilla di Casablanca.

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