Asinità

La bellezza dell’asino,
la bellezza che si ignora,
la bellezza di chi non sa di essere bello
come i bambini,
come gli animali.
Ci ritroviamo nella testarda perseveranza dell’asino, nella sua semplicità e immediatezza.
Ci ritroviamo nelle sue orecchie, orecchie lunghe e mobili d’asino per ascoltare,
nei suoi occhi umidi e profondi,
nella sua bocca forte…
nel raglio afono e penetrante che non si può far a meno di sentire…

“O santa asinità, santa ignoranza, santa stoltezza” scriveva Giordano Bruno nella sua lode all’asino e così ancora,
“Mentre ovunque spreggiano, burlano e vilipendeno qualche cosa, non gli odi dir altro che: costui è un asino, quest’azione è asinesca, questa è una asinitade. E invece è che gli asini son quelli per gli quali la divina benedizione e grazia piove sopra gli uomini, di maniera che guai a color che vegnon privi del suo asino. Maladetto il regno, sfortunata la republica, desolata la cità, desolata la casa, onde è bandito, distolto ed allontanato l’asino! Guai al senso, conscienza ed anima dove non è participazion d’asinità! Perché qua avete non solamente la bestia trionfante viva; ma, ed oltre, gli trenta sigilli aperti, la beatitudine perfetta, le ombre chiarite e l’arca governata; dove l’asino (che non invidia alla vita delle ruote del tempo, all’ampiezza de l’universo, alla felicità de l’intelligenze, alla luce del sole, al baldachino di Giove) è moderatore, dechiaratore, consolatore, aperitore e presidente. Non è, non è asino da stalla o da armento, ma di que’ che possono comparir per tutto, andar per tutto, entrar per tutto, seder per tutto, comunicar, capir, consegliar, definir e far tutto. Voglio che comprendiate e sappiate … che la somma cognizione è certa stima che non si può saper nulla e non si sa nulla, e per consequenza di conoscersi di non posser esser altro che asino e non esser altro che asino.”
Tratto da: Cabala del cavallo Pegaseo con l’aggiunta dell’Asino Cillenico
Giordano Bruno PARIGI, Anno 1585.
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